Dimensione transnazionale delle religioni:
La velocità e facilità di spostamento di idee e persone ridefinisce l’esperienza religiosa e obbliga a ripensare le celebrazioni festive. Il ripensamento riguarda le religioni autoctone (ad esempio in Italia, il cattolicesimo che integra la ritualità tradizionale con offerte che rispondono alle nuove condizioni della comunicazione: grandi raduni, giornate della gioventù, utilizzo massiccio dei media, ecc.). Ma riguarda anche le religioni degli immigrati che, nel processo di adattamento al nuovo contesto modificano le ritualità e le celebrazioni festive.
Individualismo religioso:
Nell’era del soggettivismo e del bricolage religioso alcune feste si trasformano inglobando forme non religiose o mercantili (Natale, Pasqua, ecc..), altre vengono introdotte ad esempio, Halloween, san Valentino, festa del papà (San Giuseppe), celebrazioni legate alla New Age, ecc. I processi di globalizzazione, inoltre, acuiscono il bisogno di ritrovare il senso di appartenenza locale e spingono all’invenzione (o alla riscoperta) di festività, cui vengono attribuiti nuovi connotati identitari.
Secolarizzazione:
La modernità non ha portato all’eclissi del sacro ma alla sua trasformazione, suscitando forme succedanee e post-religiose di festività. La cultura dominante del tempo libero, fa sì che il divertimento, l’intrattenimento, la sensorialità occupino un posto centrale nelle celebrazioni festive (si pensi ai riti delle vacanze, dello sport e l’appello ai sensi: mangiare, bere, sperimentare…). Sempre più quindi s’impone l’integrazione nella festa di logiche commerciali e di mercificazione, legate, ad esempio, alla necessità di incrementare il turismo e le industrie collegate (fiere, feste locali di ogni tipo).
Fino al 15 giugno raccoglieremo proposte sulle aree tematiche indicate.
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